Ci
sono quegli argomenti,che quando li tiri fuori, si autoalimentano.
Alcuni
sono generazionali, tipo la guerra.Nomina la parola guerra di fronte a un
gruppo di ultra settantenni,e si scatenerà l’inferno. Ognuno di loro potrà
raccontare la sua parte di guerra,di fame,di povertà,di paura,di eroismo.
Altri
sono di costume. Tipo i videogames, o il calcio, o una particolare serie
televisiva o film.
Altri
invece sono “di genere” .Di genere femminile principalmente. La violenza ad
esempio.
Quella
subita.
Con
qualsiasi femmina mi sia capitato di parlare , di qualsiasi età, di qualsiasi
estrazione sociale, tutte nessuna esclusa,mi ha potuto raccontare la sua storia
di violenza subita.
Mi
sono appena dovuta autocensurare.Perché? perché stavo scrivendo “piccola storia
di violenza subita”.
Come
se esistessero violenze piccole o grandi.Leggere o Gravi.
Come
se la violenza non fosse orrenda e grave e inaccettabile sempre in qualsiasi
sua espressione.
E
se lo faccio io, che sono una femmina, come posso spiegarlo agli altri?
Come
faccio a spiegare che una manata sul culo non è come dell’acido lanciato in
faccia o essere stuprata con una barra di ferro.Ma non lo è solo nella forma.
Lo è invece pienamente nella sostanza?
Forse
l’unico modo è proprio raccontare quelle”piccole” storie di violenza
quotidiana.Quelle che spariscono di fronte agli orrori che la cronaca racconta(oltretutto
male).
Provare
a raccontare che significa prendere un autobus. Sapere con certezza che su
quell’autobus tu verrai stretta in un angolo,palpata,strusciata,spinta.
Provare
a spiegare che la prima volta che ti succede sei talmente piccola(12, 13 anni?)
e inerme.E ti vergogni,e non sai che fare.Ti senti impotente. Ma soprattutto ti
vergogni. Ti vergogni anche la prima volta che una “donna” ti aiuta.Una che
capisce che sta succedendo e ti dice”vieni qui regazzi” e si mette fra te e il
porco di turno. Spiegare che questa vergogna te la porti appresso sempre,e che
le tenti veramente tutte. Lo zaino spostato davanti o dietro le spalle, entrare
e spingere per arrivare con le spalle verso le pareti, addirittura scendere
dall’autobus e aspettare il prossimo.
Le
provi veramente tutte,prima di riuscire a capire,che la vergogna non è la
tua.Non deve essere la tua.
Le
provi tutte prima di riuscire a trovare la voce e lo sguardo giusto per
girarti,fissare il maiale negli occhi e dirgli “ allora,che hai deciso,te levi?”
.
Le
provi tutte prima di riuscire ad imparare a sopportare lo sguardo di
disapprovazione,imbarazzo e vergogna degli altri passeggeri intorno a te.e a
fregartene.
Le
provi tutte prima di riuscire a capire che gli occhi bassi delle altre donne,quegli
sguardi un po’ accusatori imbarazzati e sfuggenti, non ti devono ferire.
Che
Loro, non hanno ancora trovato la voce.
Ma
forse la prossima volta,si ricorderanno di te.Del porco che scende di corsa dal
bus , magari lanciandoti un “troia” ma scende LUI stavolta,non tu.
Forse
la prossima volta tireranno fuori la voce.
P.S
80
% delle donne che aggredite ,gridano,corrono.scappano,si difendono, riescono a
salvarsi.
Ridurci
al silenzio,è l’arma piu’ affilata che hanno.