domenica 13 febbraio 2011

Mai stata Zitta

Ve la racconto la piazza di ieri?Volentierissimo, ma non la so.
Non sono preparata.
Io ieri piazza del popolo l’ho vista da sotto gli archi, all’ombra di qualche centinaio di ombrelli rossi.
Adesso, appena finito di scrivere giuro che mi vado a sentire gli interventi delle partecipanti.
Ma allora che ho fatto? Ma niente, ho principalmente camminato.Camminato su lungotevere, bloccando il traffico naturalmente.Camminato su ponte Cavour,sempre bloccando il traffico.Sfilato su via del corso contromano,ed è pericolosissimo andare contro senso sulla via dello shopping date retta a chi c’è passato.
Poi ho forzato le transenne e corso corso corso fino ad arrivare davanti a montecitorio.E chi ci credeva che ce l’avremmo fatta. E che gioia farcela,arrivarci,e strillare la mia indignazione direttamente nelle orecchie dei destinatari.Volete sapere come mi son sentita? LIBERA. E mi son guardata intorno, e quelle scalmanate che erano con me si sentivano libere pure loro.
Quanto ci sarebbe piaciuto poter condividere quella soddisfazione con tutte le altre, quelle chiuse in piazza.
Tu dirai, perché chiuse? Perché a me ste manifestazioni virtuali mi hanno rotto le balle.
Tutti fermi in una piazza,dando il meno fastidio possibile,ci guardiamo ci contiamo ci fotografiamo e poi via , domani tutti su repubblica a cercare il nostro bel faccione sulla foto navigabile.
Meglio di niente direte voi.
Ma io son viziata, non m’accontento. A me le idee piace portarle in giro, farle sfilare sotto il naso di chi era troppo distratto per accorgersi che stava accadendo qualcosa.
Fermarle in mezzo a strade popolate di chi non sa come la pensi, o non lo condivide, e vuoi mettere la soddisfazioni di mandarmi a quel paese!
Le idee ferme nelle piazze sono buone per essere commentate sui giornali, cavalcate come tori nervosi da politici agili a saltare in groppa e svelti a scenderne.
Vengono fotografate e ordinate in gallerie di foto,elencate per città,comune,regione. Contate,smentite,aumentate e decurtate,come le tasse.
Invece quando le idee si muovono, e sfilano, spontaneamente senza chiedere il permesso a nessuno, allora le riconosco.
Almeno le mie.

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