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sabato 11 maggio 2013

La notte ci appartiene

la Nike sta organizzando una corsa.
Il manifesto è accattivante, l'ho notato in metropolitana, mentre correvo per arrivare in ufficio. Vedo la notte,vedo le ragazze, leggo lo slogan: WE OWN THE NIGHT.
Decido di fare tardi al lavoro,e fermarmi  a leggere bene.


È ORA DI ACCENDERE LA NOTTE
Questa è una corsa serale, come nessun altra prima d’ora. 10 chilometri di luci, suoni e di sorprese.
Accendi la tua città, poi festeggia con migliaia di ragazze come te.
Che tu corra per divertirti, per stare in forma o per qualcosa di più – chiama le tue amiche e fate vostra la notte.
Il tuo viaggio verso il traguardo è appena iniziato.(Se volete info sull'evento cercatele sul sito Nike.)

Quindi nike organizza una serie di eventi notturni,naturalmente outdoor, a metà fra il party e il training, con animazione e partecipazione su iscrizione e a pagamento. Si parla di luci,colore,sport,musica. Si incitano le donne ad illuminare la notte con la loro presenza,a riprendersela, anche se a pagamento, perchè la notte  ci appartiene.

Apprezzo lo sforzo.
Ci credo talmente tanto io a sta cosa che la notte ci appartiene, che sono pronta ad appoggiare qualsiasi iniziativa spinga le donne a muoversi.  Quindi parteciperò? No.
E vi spiego perchè, anzi ve lo racconto.

Un amico è appena tornato da Barcellona, mi ha comprato un regalo, vuole darmelo, mi invita a cena a casa sua. Quando arrivo da lui sono carina, sono vestita"da femmina", mi godo la mia cena, scarto il mio regalo,
sento musica. La serata è bella e noi abbiamo un sacco di cose da dirci e raccontarci, si fa tardi in un attimo, la metro sta per chiudere,ma io non ho voglia di tornare ancora. Resto a chiacchierare, sono quasi le 3 del mattino quando decido di tornare a casa.
Non voglio restare a dormire da lui, devo andare in ufficio domani.
Non voglio che lui mi accompagni a casa a piedi per poi dover tornare indietro a piedi, deve lavorare domani.
Non voglio prendere un tassi' sono poco piu' di 2km da qui a casa mia.
Esco e vado.
la notte mi appartiene.
Scendo in strada e comincio a camminare. Passo rapido, mani in tasca che fa freddo, sguardo dritto.
Il primo rompipalle si fa vivo neanche 5 minuti dopo. Mi cammina accanto,io non mi giro neanche a guardarlo, vado dritta, accelero il passo per uscire dai vicoli di quartiere e arrivare sul boulevard in mezzo alla gente, lui mi parla, non mi fisso neanche a capire che dice, arrivata sul boulevard faccio qualche altro metro, poi mi fermo lo fisso e gli ringhio" basta , vattene" cattiva e incazzata, lui rallenta , mi segue ancora un po', io faccio finta di non guardarlo ma in realtà lo seguo con la coda dell'occhio, si infila in un vicolo.
adesso le cose sono 2: o me lo sono levato dalle palle, o il vicolo risbuca sul boulevard ...magari piu' avanti, che faccio rischio? No, sto cavolo, attraverso e cambio lato.
Taglio l'incrocio,e riprendo a marciare verso casa. Mi maledico per non essermi messa i pantaloni ma uno schifo di gonna corta da femmina, mi benedico per non aver mai portato i tacchi in vita mia e avere ai piedi i miei soliti anfibi, comodi pure se devi correre, il tipo non lo vedo, menomale era solo un coglione, non rallento, le macchine mi passano accanto,  sono quasi arrivata a casa, un taxi mi rallenta al lato , io neanche mi giro, mi supera e si ferma 200 metri piu' avanti, di fronte un hotel.
Scendono il tassista e un uomo, io continuo a camminare ,l'uomo appena sceso si gira e mi fissa con il tassista accanto, quando mi ha a portata di voce mi chiede : serve un taxi mademoiselle ?
Io faccio cenno di no con la testa senza rallentare, e lui : Siete molto molto coraggiosa, bella e coraggiosa.
Vado avanti.
Sto quasi a casa,mancheranno 500 metri ,e c'ho una rabbia dentro che la metà basterebbe a fare luce su Parigi,altro che notte illuminata dalla Nike!
Coraggiosa? Coraggiosa?
E perchè dovrei essere coraggiosa?  Io non sono coraggiosa, io sto solo tornando a casa.
E non dovrebbe esserci bisogno di coraggio per tornare a casa.
Se c'è bisogno di avere coraggio, è perchè di notte ci sono troppi uomini che la pensano come te.
Ma mi rifiuto.
Mi rifiuto di farmi levare la notte, mi rifiuto di farmi levare la strada, il diritto di camminarla a qualsiasi ora, in qualsiasi modo, per qualsiasi motivo.
Io non vi lascio neanche un metro della mia libertà, e me la prendo passo a passo tutte le notti.
E ogni metro in piu' che faccio io, è un passo indietro che dovete fare voi, voi che pensate che una donna in giro di notte, da sola, o è pazza ,o cerca guai,  e che ha bisogno di coraggio o magari di qualcuno che le dia quello che cerca.
Continuo a camminare, mi accendo una sigaretta, sto in place de la republique adesso, solo pochi metri fra me e casa, me li faccio piu' lentamente,  qui è aperto, c'è spazio per camminare e guardare, e Parigi di notte è bellissima, incontro un'altra ragazza, anche lei torna a casa, ci sorridiamo.
A noi la notte non ce l'ha mai regalata nessuno, ma ce la siamo presa,e non azzardatevi a togliercela.

Quindi, io alla marcia Nike, non vado. Io marcio di notte da quando avevo 15 anni, e senza pagare per la partecipazione.






lunedì 18 febbraio 2013

Io non ho mai voluto fare l’astronauta

Io non ho mai voluto fare l’astronauta.
Ho desiderato fare/essere veramente di tutto, ma l’astronauta mai.
Una delle mie occupazioni preferite ,in effetti ,era immaginarMI.
Non immaginare in generale, ma immaginare ME in una particolare situazione, che poi era la Mia vita nel futuro.
In tutti i futuri possibili, sia quelli futurissimi ,ovvero in astronavi di design anni 80  parcheggiate a spina in mondi verdi e acquosi popolati di insetti intelligenti scienziati fuori di testa e organizzazioni di ribelli niente male, che quelli passatissimi, rinascimentali, medioevali, addirittura paleolitici.
No, credetemi, non c’è incoerenza. Se  hai 10 anni, e ti immagini il tuo futuro di diciottenne nel paleolitico, anche se il paleolitico si è concluso  circa 2 milioni di anni fa, è comunque futuro.
Lo potremmo definire un futuro anteriore. Ma non lo confondete  con il tempo composto che tutti abbiamo studiato alle elementari e che nessuno usa mai perché in effetti non serve. O  meglio servirebbe pure ma si sa ,la consecutio temporum …..la tauromachia…
Comunque avevo un’immaginazione niente male io a quella età lì.
Sono stata con successo, un anatomopatologo che squartava cadaveri senza il minimo fremito delle labbra o tremito della mano. Avevo trovato anche l’aspetto positivo dell’anatomopatologia legale.
Lo volete sapere? Ve lo dico: Sei comunque un Dottore, ma non devi salvare la vita a nessuno. E soprattutto Non puoi ammazzarli. Sono già morti. Pratico.
Non sembra ma puo’ fare la differenza fra una vita schiacciata dal senso di responsabilità e asfissiata dai sensi di colpa, e una vita serena. In pace.
Sono stata svariate principesse. Non è un mestiere? Lo dite voi. E’ uno dei lavori peggiori si possa immaginare. Una faticaccia.ma io ero piuttosto brava. Ero una principessa tipo lady Oscar,molto democratica, severa ma giusta.
Sono stata diverse Dee, la migliore era una dea di mia invenzione, una specie di sirena che si chiamava zucchero perché aveva tutti i capelli bianchi.
Sono stata una cantante,un’attrice, una motociclista, una ladra, MAI UNA GUARDIA e lo scrivo maiuscolo e con orgoglio, una pittrice.
In quasi tutte le mie vite, ero single, vivevo in case con finestre enormi, senza mobili, circondata da pietre e acciaio. Il mio architetto interno era evidentemente un fissato dei loft.
Io da bimba mi immaginavo in tanti modi, ma mi immaginavo sempre sola. Felicemente sola. Bianca di pelle e di capelli, in case di roccia e acciao, senza nessuno intorno.
Ve lo dicevo.
Io da piccola non ho mai voluto fare l’astronauta che atterra sulla luna.
Io da piccola volevo fare la Luna.

lunedì 27 agosto 2012

Cavilla sui tuoi limiti e ti apparterranno

Io mi definirei una persona paurosa.
Ho paura di un mucchio di cose. Ho paura del vuoto. Ho paura dell'immenso.Ho paura del troppo piccolo.Ho paura del non solido.Ho paura di quello che non posso vedere.Ho paura di perdere il controllo e l'aderenza. Ho paura dei vampiri,degli zombi,dei lupi mannari,e degli assassini seriali che pure se li hai uccisi, non si sa come mai tornano.Sempre.
Vedete? Ho paura praticamente di tutto.
A leggerla cosi', uno si dice: Povera figlia,che brutta vita.Tappata in casa.
No.Io no.Io ci provo.
Tipo che i film dell'orrore li vedo.Tutti. Con le mani davanti alla faccia, urlando, abbassando il volume quando la colonna sonora mi avvisa che sta per succedere qualcosa di orribile.Ma li vedo. E se li rivedo, mi rimetto pure paura.Nelle stesse scene.
Sott'acqua ci vado,eccome. Certo prima di buttarti sotto non vedi nulla,e non lo sai cosa c'è.Ma io mi butto.
Volare volo.E pure spesso.Poi mi addormento/svengo appena si alza l'aeroplano.Ma volo.
E non mi fermo mai.E' piu' forte di me.
Perchè io odio avere paura.Ma mi piace avere paura.
Mi diverto anche
Non mentre.Mentre me la faccio sotto.Mi si sciolgono le gambe,sudo pure un po' freddo.E poi quella sensazione alla bocca dello stomaco, quella che non sai se stai per vomitare o ....vomitare! Vomitare cosa poi non si sa visto che in realtà al posto della pancia ti sembra di avere un buco nero. E non ce la puoi fare.Pensi che non ce la fai.Semplicemente ti bloccherai immobile senza piu' muovere un muscolo.Incapace di retrocedere o progredire.Di sale.
E allora come faccio?
A me,la cosa che in assoluto mi mette piu' paura,è la paura.
Io piu' di tutto ho paura di avere paura.
Quindi via. Mi lancio.E poi quando ce la faccio.Quando sopravvivo.Mi viene da ridere.Ma non poco.Tantissimo.



E quindi? E quindi vi dico quello che dissi a Romeo qualche anno fa: Io ho paura di tutto,ma faccio tutto.
In quel preciso istante mi trovavo su uno sperone di roccia poi il vuoto poi il resto dello sperone di roccia. A sinistra solo scogli ripidi, a destra e 25 metri sotto, il mare. Dovevo saltare quel metro di vuoto.O tornare indietro. Io prima ho bestemmiato e poi ho saltato.

venerdì 10 agosto 2012

Aspetto l'onda giusta, poi torno.


Io a 3 anni ho rischiato di affogare.
Sono nata alla fine di aprile, ed ho imparato a camminare e nuotare circa un anno dopo , piu' o meno nello stesso momento.Comunque nello stesso posto.
Uno stabilimento balneare di Santa Severa.Ci ho passato 5 mesi l'anno per quasi tutta la mia infanzia e adolescenza.
Soffrivo di asma e di bronchite cronica da piccolina , e il medico aveva detto che avevo bisogno di iodio.
Mia nonna l'aveva preso come un impegno personale , quindi io il 1 maggio lasciavo Roma e mi trasferivo al mare,tanto l'ultimo mese a scuola non si fa mai nulla.
Quindi è nel mare di scoglio di Santa severa che ho imparato a nuotare. Oddio, a sentire i miei, in realtà sembra che io non abbia mai smesso.Come se non fossi mai uscita veramente dall'acqua,e mi fossi semplicemente trasferita dal ventre di mia madre alla riva del mare.
Arrivavo in spiaggia prestissimo al mattino, e andavo via tardi la sera. Non tornavo a casa neanche per pranzo.
I miei compagni di scorribande, ora che ci penso 3 maschi, erano dei bimbi sfortunatissimi.
Potevano fare al massimo due bagni al giorno.
Il motivo era un algoritmo complicatissimo per cui se mangiavano a colazione il latte e i biscotti, poi per 3 ore e mezza non potevano toccare l'acqua. Il rischio era una congestione e una morte istantanea. Io per fortuna colazione non la facevo a casa ma al bar, prendevo latte macchiato e ciambella fritta, ma poi il bagno me lo potevo fare subito....bastava entrare piano e bagnarsi un po' prima la pancia.
Sempre loro, gli sfortunatissimi, avevano le mamme che li aspettavano a riva con l'asciugamano o addirittura l'accappatoio in mano. Li chiamavano dopo un po' che erano in acqua, perché "senno' prendevano freddo". O almeno cosi' dicevano. Io non ho mai sentito freddo al mare , in acqua. Al massimo fresco. Ma d'estate il fresco è quello che cerchi, o no?
Comunque i poveretti, Alessandro, Daniele e un terzo piu' piccolo che non mi ricordo come si chiamasse, potevano fare solo 2 bagni al giorno e non di piu', e sti bagni dovevano durare pure poco, pochissimo. Una pena.
Io no. Nonna non solo era convinta che lo iodio facesse bene all'asma e ai bronchi, ma era certa che il sole rinforzasse le ossa,la sabbia affinasse la pelle, e il sale disinfettasse le ferite e pulisse gli occhi.
Quindi io non facevo 2 bagni come i miei compagni di gioco, ma non ne facevo neanche molti a dire la verità. Ubaldo, il bagnino, diceva che io facevo un solo bagno al giorno : dalle 8 di mattina alle 8 di sera.
Voi l'avete mai vista Santa Severa ? Ha delle piccole baie delimitate da muri di scogli.
Io potevo stare in acqua quanto volevo, ma dovevo rimanere dentro la linea degli scogli. Fuori c'era " il largo".
Non ci si poteva andare " a largo". Non da sole comunque. Per via delle correnti.
La corrente è una cosa strana, è come se il mare avesse le braccia, quindi quando la corrente ti abbraccia e ti prende, tu non puoi piu' fare nulla.
Ti porta dove vuole lei. Probabilmente ancora piu' "a largo". E poi muori. A 3 anni non mi era chiarissimo come sarei morta.Ma era certo.La corrente prima ti porta "a largo" e poi ti uccide.
"il Largo" quindi, lo potevo guardare dagli scogli,e mi ci potevo bagnare solo accompagnata, tuffandomi dagli scogli ,appunto, o dalla barca di mio padre o qualche amico suo. A largo i piccoli il bagno se lo possono fare solo con gli adulti.

Non ce la potevo fare.


Non capivo. Io galleggiavo. Galleggiavo bene. E nuotavo. Potevo andare dove volevo copiando i movimenti di nonno, prima un braccio e poi l'altro.Battendo i piedi e immaginandomi che fossero il motore del motoscafo di papà.
Perché non potevo andare " a largo" ? Perché muori.....si ma come? Perché?
Non mi sono fidata.Io ai grandi non gli ho creduto.Non per niente ma di cazzate ne dicevano. Magari era una di quelle pure sta storia della corrente.
Quindi ho nuotato. Ho nuotato fino alla linea degli scogli,e l'ho superata, appena un paio di metri.
Onde piu' grandi la dietro. Ma strane, senza schiuma e riccioli, solo gonfie. Ma i piedi liberi di sguazzare !Vado anche sotto, e non tocco il fondo.
L'ho fatto.Sto a largo, da sola. Nonno sta in piedi, mi guarda dalla riva. Mi guarda proprio tanto. Devo tornare, ora subito.Brutto quando nonno guarda.Bruttissimo.
Comincio a nuotare un po', rientro di quel paio di metri verso gli scogli, ma la corrente è forte e io sono piccola, faccio fatica.
Mi sforzo, lo sguardo di mio nonno mi spaventa e la paura mi da energia.Un altro po', adesso se vado sotto un po', tocco il fondo.
Provo a nuotare ancora, ma non mi muovo piu'.Mi sembra di spingere spingere ma resto sempre ferma allo stesso punto.
Saranno le braccia del mare che mi tengono. Io sono stanca. Non mi va piu' di nuotare.
Scendo sotto, tocco con i piedi il fondo e torno su, respiro,scendo sotto tocco con i piedi il fondo e torno su,respiro, ancora sotto,su respiro,sotto.su.
Non lo so quanto ho fatto su e giu' prima che mio nonno si lanciasse in acqua e con tre bracciate mi raggiungesse.
Quando sono tornata a riva non avevo bevuto neanche un sorso,e mentre mia nonna mi sgridava arrabbiatissima, io fra me e me pensavo che non era vero non stavo affogando. Quelli che affogano sono quelli che bevono e io la bocca l'avevo tenuta chiusa.
E non stavo neanche morendo. Io stavo solo aspettando di trovare la forza per tornare a riva.
Quella volta lì non ce l'avevo avuta ,ma la prossima pero',ero certa che si!

lunedì 14 febbraio 2011

Greta


Cammina da sola
Il passo spedito di chi sa dove andare e quanto tempo ci vuole per arrivarci.
Difficile vederla, perché nonostante la massa scompigliata di capelli rossi, il resto del corpo era coperto da vestiti scuri come la notte, vestiti semplici e poco appariscenti, un paio di jeans neri, un maglione a v da uomo, nero pure quello, una giacca da completo presa dall’armadio del nonno o di qualche zio di passaggio, lo zaino sulle spalle.
Le dicevano sempre che prima o poi le sarebbe capitato qualcosa, che sempre capitava qualcosa alle ragazze che andavano in giro da sole, ma lei non vedeva alternative, doveva muoversi, voleva muoversi, e poi la notte le piaceva così tanto.
Greta era scaramantica. Non l'avreste mai vista correre dietro all’ultimo autobus, l’autobus giusto infatti non va mai rincorso ma ti capita davanti agli occhi proprio quando tu cominci a desiderarlo. Un’altra cosa che  Greta  non avrebbe mai fatto era rifiutare una sigaretta a chi la chiedeva, perché se è vero che i vizi si pagano e possibilmente ognuno i suoi, una sigaretta per chi non ne ha  non è più’ un vizio ma un bisogno, e come si fa a non aiutare chi ha bisogno.
Viveva in un mondo suo in effetti . Apparentemente distratta si muoveva in dimensioni spazio temporali particolarmente fluide. Bisogna saper cogliere il momento giusto di notte,bisogna sapersi adattare, alternativamente nasconderesi o brillare ,proprio come fanno le stelle. Di notte tutti sono amici o nemici sta a te scoprire chi dove come e quando, possibilmente senza sbagliare.
Perché uno sbaglio, di notte, da sola,  può costare caro.
Ma lei aveva un trucco.
Semplice in effetti .La tecnica era sempre la stessa .Parlare , parlare,parlare ,parlare  tanto . Raccontare tutto di te .Nominare madre padre fratelli, magari un ragazzo che tu ami profondamente ma lui no e ti fa soffrire, .Inventare storie dettagliate, citare nomi, sorridere e sognare, sembrare vera e innocente, piena di speranze per il futuro.  
E’ difficile fare male ad una così.Potrebbe essere tua figlia una cosi'.Una brava ragazza che quasi quasi avrebbe preferito stare a casa nel suo pigiama felpato, così diversa da quella virago dallo sguardo inquisitorio che per un attimo  ti  era sembrato di vedere.
Parlava con tutti, il barbone all’angolo della piazza,i baristi in chiusura, i venditori di rose l’autista del notturno che deviava il percorso per lasciarla di fronte al cancello di casa, i facchini dei mercati generali; Quelli poi l’avevano fatta ridere. Si erano ritrovate da sole su un autobus pieno di uomini .Due ragazzine poco vestite e un po’ bevute, erano  state accerchiate rapidamente, e lei  si  era infastidita dal puzzo di ascella e caffè corretto che sentiva intorno, soffocata dal peso di tutti quegli occhi. Stizzita  aveva aperto un bottone alla camicetta, aveva lasciato scoperto un pezzo di carne più morbida alla vista e aveva detto sarcastica:
”godi, popolo cencioloso”.
La prima a ridere era stata la sua amica, non riusciva più a fermarsi, li guardava in faccia e rideva, un attimo di sconcerto poi piano piano avevano riso pure gli altri e tutto era rientrato nella norma: Dove andate in giro a quest'ora? Mo lo senti tu padre quando rientri e alla fine le avevano salutate bonari, tutti quegli uomini le avevano fatte scendere senza neanche sfiorarle e si erano raccomandati  ”nnate a dormì regazzi’”
,Un classico.La sua vera specialità però erano i tassisti. Quelli di piazza Venezia poveracci .Li puntava nell’ombra, poi con la faccia da cappuccetto rosso si aggirava smarrita nei dintorni del parcheggio, chiedeva informazioni sui notturni, sugli orari, gli itinerari, alla fine trovava quello che aveva un fine turno e che abitava sempre “vicino a casa sua”.
 Lei si sedeva davanti e cominciava a tessere.
Era un viaggio di risate e battute e poi OPS “ho solo soldi sani” , e loro sereni incassavano  soldi  falsi i  senza controllare e davano il resto in soldi veri. Altri invece si facevano pagare  quei pochi spicci  che stavano nel portafoglio e la salutavano con un sorriso paterno, timidi nel darle una pacca sulle spalle e un buon consiglio. Loro ,gli stessi che  solo pochi minuti prima che lei cominciasse a parlare ,  non avrebbero esitato a dargliela sul culo la pacca. Ma come fai, potrebbe essere tua figlia!
Funzionava.
Quasi sempre.
Eh già, non è fatta solo di simpatici gnometti in ape a furgoncino e universitari brilli, la notte.
C’è stata quella volta in cui Greta ha dovuto pensare a come scappare, calcolare ogni mossa, domandandosi come fosse successo, perché non si fosse accorta che quello non era innocuo, che quello non si accontentava di una battuta e un numero di telefono finto. 
Doveva trovare una soluzione, perché l’aria dentro la macchina non si scaldava mai, non c’era comunicazione con quello li, la lasciava parlare ma non ascoltava VERAMENTE, Decisamente non era empatico lui:
Solo goloso. E freddo.
Doveva essere fredda anche lei, pensare a come correre e quando, continuare a fargli credere di aver caricato  Cappuccetto  Rosso.
Che occhi grandi che hai
Adesso arriviamo sotto casa e lui ferma la macchina, non posso rimanere chiusa in macchina con lui, nessuno mi sentirebbe, nessuno mi vedrebbe, devo uscire, devo continuare a ridere e a sembrare tranquilla.
Che mani grandi che hai
Adesso arriviamo sotto casa e io gli dico che c’è un matto che si aggira nella zona e gli chiedo di accompagnarmi al portone, lui pensera' meglio cosi' per strada magari ci vedono e io almeno esco da sta macchina.Dal cancello al portone ci saranno 400 metri, lui non lo sa ma sono tutti palazzi s
e mi aggredisce per strada posso urlare,non si affaccerà nessuno, ma forse si, forse lui si spaventa e scappa. forse funziona. 
Le chiavi lei le tiene sempre in mano, le stringe nel pugno facendo sporgere un paio di punte fra le dita, fa finta di giocarci, che le piaccia, non è violenta è solo una donna .
Che orecchie grandi che hai!
Arrivata al portone continuo a parlare,  devo continuare a ridere e a parlare, non si deve accorgere che sto aprendo il portone,devo farlo ridere,devo farlo ingolosire, devo continuare a sorridere.
Che bocca grande che hai
 Lui diventa più nervoso, vede il portone ormai spalancato, capisce che ha fatto male i suoi conti,  sa di non poter urlare, fare rumore,  e reagisce,  la tiene per un braccio, la trattiene, le dice che vuole solo un bacio, ma la stretta le fa male e contraddice quel tono leggero,   lei si divincola ,  non ride più adesso ,  è cattiva e fredda come lui,  piu' di lui, lui che vuole SOLO  un bacio, almeno uno ,insiste, lei  riesce a infilarsi nell'atrio, il portone d'ottone sbattutto su quel muso di lupo affammato.
Non la puo' seguire ora,ma lei sale di corsa  le scale , solo 13 scalini e entra in casa, ha il fiatone, le tremano le gambe,e le braccia resteranno segnate per settimane .
Ma è a casa ormai. e le viene da ridere.
Domani si torna col notturno.

venerdì 4 febbraio 2011

Voi ve lo ricordate il vostro primo bacio?

Voi ve lo ricordate il vostro primo bacio? Io si, tutti e due. 
Si io ho avuto 2 primi baci. 
Il primo intorno ai 12 anni,con una compagna delle medie. Facevamo le 
prove per capire come si faceva. Ci eravamo rotte le palle di mimare 
le labbra con il pollice e la base dell’indice per immaginare la 
sensazione così abbiamo deciso di sentirla. Abbiamo pure fregato il 
rossetto alla madre e ce lo siamo messe a turno per capire che effetto 
faceva. Effettivamente è stato il mio primo bacio lesbico, anche se 
non è propriamente lesbico,e sotto alcuni punti di vista non è stato 
neanche propriamente un bacio(o svariati baci). Lo definirei  piu’ un 
incontro di denti. 
Poi ho baciato Max. D’estate naturalmente. Lui aveva 18 anni, io 13 e 
spicci. Io passavo davanti al bar di suo padre tutte le mattine per 
andare in spiaggia, e tutte le sere quando tornavo. Lui mi fissava per 
tutto il tempo e io un po’ ero ipnotizzata da quello sguardo. Mi 
sembrava strano che uno grande guardasse me,che avevo appena finito 
gli esami di terza media. Quello che non avevo ancora capito in 
effetti è che gli stratagemmi di mia nonna(tuta e scarpe da 
ginnastica) d’estate non funzionavano. Io quell’estate ero 
stupitissima del fermento che avevo intorno, le mie tette erano 
nuovissime e tutto immaginavo tranne che potesse dipendere da 
loro,anzi, vergognandomene profondamente ,attribuivo tutto il  mio 
successo all' abbronzatura. E infatti quell’autunno ho comprato il mio 
primo fondotinta. 
Torniamo a Max, ai suoi occhi neri e ai suoi capelli neri. 
Mi ha fissato per circa un mesetto, poi ha cominciato ad aspettarmi 
fuori il bar. Non la mattina, quando passavo accompagnata da nonna 
fratello zie , la sera che tornavo da sola. 
Poggiato alla porta d'ingresso, cominciava a fissarmi non appena 
giravo l'angolo, io ancora non gli vedevo gli occhi ma lo sapevo che 
mi guardava.Quando arrivavo davanti a lui alzavo il mento e giravo la 
testa dall'altra parte. Sempre stata timida , anche di mostrare la mia 
timidezza, quindi meglio passare per una che se la tira. 
Il 9 agosto mi ferma e mi chiede: ti posso baciare?. 
Si a me per darmi il primo bacio mi hanno chiesto il permesso. Io ho 
detto si.  Quando ho detto si di lui non sapevo assolutamente nulla. 
Non sapevo come si chiamasse,quanti anni avesse. Sapevo che era alto 
piu’ o meno come me, che aveva gli occhi neri, i capelli lisci neri e 
lunghi,la barba un po’ ispida,un anello d’argento sull’indice, che mi 
piaceva come mi guardava. E che era vestito da gelataio. 
Il mio primo bacio è stato uno, unico ,lungo, e mi ha lasciato la 
pelle intorno alle labbra rossa, perché era sera lui aveva la barba io 
ero una creatura…insomma un classico. 
Sono tornata a casa con un appuntamento in spiaggia per vedere le 
stelle cadenti, le labbra rosse, e una faccia da paracula che ancora 
mi porto appresso. 
Lui è stato il mio tipo per il resto dell’estate, e adesso che ci 
penso ha definito uno standard : non troppo alti non biondi musicisti 
e rock. Ci siamo baciati un sacco.

sabato 11 giugno 2005

i bambini li portano le farfalle,ma li lasciano tutti nel bosco di tolfa.




Poramore è un P.R. eccezionale
E' riuscito a movimentare una serata già di per se movimentata. Lo ringrazieremo a lungo per questo.
Ieri sera finito il triste lavoro che ahimè mi sono scelta. mi sono dedicata alla mia attività preferita, quella di farmi pittare il corpo.


Stavolta non con aghi senza inchiostro, no ! E neanche solo con quello nero come venerdì scorso. Ma con i colori tutti.
Il risultato? Una splendida farfalla che ha dei fiori di loto dipinti con i colori del fuoco al posto delle ali.
Un *pezzo* impegnativo, sia dal punto di vista grafico che dal punto di vista fisico. Dopo un ' ora e mezza passata sotto gli aghi su ferite non ancora completamente rimarginate,esco dallo studio e mi fumo una sigaretta


E' noto infatti i loro potere antinfiammatorio nonché analgesico.
Me ne sto li fuori, in piazza calamatta a civitavecchia , con il braccio gonfio e vagamente sanguinante, fumo soddisfatta con aria leggermente assente ,quando mi si avvicina una pischellottera( giovane ragazza appena diciottenne al suo primo voto e alla sua terza scopata)e mi propone il pieghevole del comitato "io non voto".
Sorrido perché sono educata,sorrido perché sono anche democratica , sorrido perché sono felice e soddisfatta nonché momentaneamente menomata,e sorridendo  le dico che grazie so già cosa votare.
NON L'AVESSI MAI DETTO !
Ma come ho potuto IO proprio ME probabile tossicodipendente schiava della nicotina e dell'arte dubbia del tatuaggio, pensare di avere un'opinione eticamente corretta e rispettabile? La tipa mi spiega animatamente nonché animosamente che incredibile a credersi siamo stati tutti embrioni, io compresa, e che se ad un embrione con solo quattro cellule gliene togli una, tu quell'embione lo uccidi .E chi è che uccide? I macellai.E gli assassini.


Si mi ha dato dell'assassina.


Mentre Poramore Alberto e la tatuatrice ,conoscendomi bene, rintanati nel negozio se la  ridevano come matti.
Mi ha detto assassina. Senza che io dicessi altro che " no grazie so già cosa votare".
Che ho fatto?
Ho guardato a lungo i suoi 18 anni nuovi nuovi. Ho respirato per 18 volte. Ho ingoiato l'assassina.
Ma non per sputarglielo in faccia parzialmente digerito.
No , l'ho ingoiato perché sono coerente.
E se devo scegliere fra un embrione e una 18enne preferisco assassinare un embrione.
Quindi l'ho lasciata andare.E quando si è allontanata, giuro,respirava ancora.
Sono rientrata in studio e mi sono fatta finire il mio bellissimo tatuaggio.
Ma Poramore ? il P.R ?
Adesso ci arrivo.
Torna una mia amica da Barcellona. In nave. Quindi arriva a Civitavecchia. Il ragazzo è il fonico di Poramore ma è anche un tassinaro. Insieme a loro c'è un sessuologo con il quale conduce non solo quale ricerca in una clinica specializzata in sessuologia transgender. Ci raggiungono e la conversazione fra referendum sull'inseminazione artificiale , legge 40, e sessuologia transgendere si fa cosi' appassionata e appassionante che decidiamo di andare a mangiare e bere vino sperduti fra le montagne tolfetane e il bosco di manziana.
FICO
Il posto è splendido, il vino divino ,la pappa eccellente. Ci sono le civette, le volpi ,i cinghiali ,tutti vivi e liberi. E ti guardano. E si incazzano pure volendo.
La strada è di quelle a mille curve che sembra finire sempre nel buio assoluto ma alle spalle se ti giri vedi il mare e la luna.
Bel posto dove mangiare, bel posto dove passeggiare ...
POSTO DEL CAZZO DOVE FINIRE LA BENZINA .
A pancia piena, mediamente ubriachi, in 7 dentro un tassi' romano, abbiamo girato fino alle 3 del mattino cercando un self service e sperando di ricordarci esattamente in quale anfratto boschivo avevamo abbandonato la mia seicento a secco.
Abbiamo fatto circa 200 km girando in tondo e giocando a chi vede per primo cosa, e abbiamo appurato di essere tutti dei super eroi con vista a infrarossi , perché tramontata la luna, in quei boschi si spegne la luce e a ninna.Ma non buio urbano.Buio di foresta.Buio nero.
Abbiamo riso molto e abbiamo divorato i biscottini al vino che qualcuno previdente aveva sottratto al tavolo del ristorante e si era infilato furtivamente in tasca. C'è chi ha sboccato bordo strada,a quanto pare su un cespuglietto di  mentuccia romana,perché poi ha detto che gli era venuta voglia di Fernet,e chi invece ha deciso di scendere a contare le stelle iniziando anche da1....a 50 lo abbiamo ricaricato in macchina a forza. Poi alla fine delle molte peregrinazioni di cui alcune al limite della umana follia, siamo tornati in noi ,e alla nostra auto.
E' tutto confuso?
Si anche per me è cosi', ma io ho la scusa del vino.

giovedì 12 maggio 2005

Ricamata a sangue




la misura della mia follia è incisa sul mio polso e parte dell'avanbraccio.


Una splendida farfalla con ali macchiate di sangue. Di inchiostro non ce n'è , non è stato usato. Perchè? Perchè io sono pazza ma pure gli altri non scherzano .
Ieri sera ho fatto diversi chilometri alla volta di quel di civitavecchia.
Mica per il mare, no, e neanche per il pesce che a me i pesci piacciono vivi. L'ho fatto per l'Arte.


Quella del tatuaggio naturalmente. Infatti a Civitavecchia c'è la mia "tingipelle" di fiducia.
Allora?
Allora, il mio amichetto pittore ha deciso di cimentarsi nella nobile arte del tatuaggio e aveva bisogno di una cotenna di porco. Ha provato in tutte le macellerie del casilino ma niente la pelle di porco.non si trova .Che fa? Chiede a me di trovargliela, io mi guardo il polso e dico "tiè", non è porco...al massimo porca.Lui accetta , Poramore dubita, e in tre partiamo.


Il disegno lo penso io, e lo butto giu' su carta.Con la matita son bravina. Ma con la fantasia di piu', quindi non sempre la mano riesce a seguire la testa. Ma l'idea c'era.


Una farfalla,con ali che sembrassero dei petali di fiore di loto,ma anche un po' delle fiamme .naturalmente Rossa .


Difficilotta eh? Ma ve l'ho detto che il mio amico è pittore? Pittore vero, con tanto di laurea all'accademia di belle arti,e esposizioni fatte,e quadri venduti. Diciamo che mi ha aggiustato un po' il disegno. Lo ha reso perfetto.


Quindi partiamo.Io , il mio disegno, il pittore,il mio compagno,in mezz'ora siamo da Paola,la Tingipelle.


Tutti erano agitati, tutti erano preoccupati tranne me che me ne stavo seduta buona buona col mio polso in bella vista e in testa l'effetto decorativo splendido che immaginavo avrebbe avuto quel disegno sulla mia pelle.


Lui mi disinfetta il polso, Paola gli spiega un paio di cose, lui annuisce e si avvicina con l'ago .Stop.


Lo guardo tremare, e gli domando :"perche' ?"
E lui " e se ti faccio male ?"
E io " magari mi piace" lui ride e si rilassa, sta per cominciare .
Arriva il mio compagno,e secco dice :"oh non me la stroppià"
Arindanghete. Il pittore si riblocca, altra seduta di psicanalisi , si ritranquillizza , accende la macchina ....
Arriva Paoletta, la Tingipelle: " ma non vuoi cominciare con qualcosa di piu' facile ?"


Arispegni il motore, arisuda, ariconsola ,ariaggiustatearimmettetebene..... non ce la fa , non se la sente.
Io a sto punto mi spazientisco e chiedo: Perchè?


E se ti faccio male ? E se sbaglio ? E se non ti piace ? Mica c'ho na gomma che cancello.


In effetti. Io avevo cieca fiducia in lui e nel suo talento.Era lui che non ne aveva abbastanza in se stesso.Ma era lui che doveva accendere la macchinetta e tatuare.


Quindi?
Quindi gli ho fatto accendere la macchinetta per l'ennesima volta, non gli ho fatto caricarel'inchiostro e ho lasciato che disegnasse per ore sul mio braccio a mano libera.


Ogni tanto asciugavo il sangue , ogni tanto strillavo cosi' solo per mettergli paura e fargli passare la paura di farmi male , ogni tanto ridevo, alla fine lui ha superato la paura e il mio braccio adesso è ricamato a sangue.


Ho un tatuaggio paleolitico.Quelli fatti con l'incisione .


Guarirà fra 10 giorni, poi ci rivedremo e finalmente metterà l'inchiostro su sta cavolo di macchinetta e nella mia pelle.