venerdì 14 settembre 2012

Violenza:nome comune di cosa.Femminile.


Ci sono quegli argomenti,che quando li tiri fuori, si autoalimentano.
Alcuni sono generazionali, tipo la guerra.Nomina la parola guerra di fronte a un gruppo di ultra settantenni,e si scatenerà l’inferno. Ognuno di loro potrà raccontare la sua parte di guerra,di fame,di povertà,di paura,di eroismo.
Altri sono di costume. Tipo i videogames, o il calcio, o una particolare serie televisiva o film.
Altri invece sono “di genere” .Di genere femminile principalmente. La violenza ad esempio.
Quella subita.
Con qualsiasi femmina mi sia capitato di parlare , di qualsiasi età, di qualsiasi estrazione sociale, tutte nessuna esclusa,mi ha potuto raccontare la sua storia di violenza subita.
Mi sono appena dovuta autocensurare.Perché? perché stavo scrivendo “piccola storia di violenza subita”.
Come se esistessero violenze piccole o grandi.Leggere o Gravi.
Come se la violenza non fosse orrenda e grave e inaccettabile sempre in qualsiasi sua espressione.
E se lo faccio io, che sono una femmina, come posso spiegarlo agli altri?
Come faccio a spiegare che una manata sul culo non è come dell’acido lanciato in faccia o essere stuprata con una barra di ferro.Ma non lo è solo nella forma. Lo è invece pienamente nella sostanza?
Forse l’unico modo è proprio raccontare quelle”piccole” storie di violenza quotidiana.Quelle che spariscono di fronte agli orrori che la cronaca racconta(oltretutto male).
Provare a raccontare che significa prendere un autobus. Sapere con certezza che su quell’autobus tu verrai stretta in un angolo,palpata,strusciata,spinta.
Provare a spiegare che la prima volta che ti succede sei talmente piccola(12, 13 anni?) e inerme.E ti vergogni,e non sai che fare.Ti senti impotente. Ma soprattutto ti vergogni. Ti vergogni anche la prima volta che una “donna” ti aiuta.Una che capisce che sta succedendo e ti dice”vieni qui regazzi” e si mette fra te e il porco di turno. Spiegare che questa vergogna te la porti appresso sempre,e che le tenti veramente tutte. Lo zaino spostato davanti o dietro le spalle, entrare e spingere per arrivare con le spalle verso le pareti, addirittura scendere dall’autobus e aspettare il prossimo.
Le provi veramente tutte,prima di riuscire a capire,che la vergogna non è la tua.Non deve essere la tua.
Le provi tutte prima di riuscire a trovare la voce e lo sguardo giusto per girarti,fissare il maiale negli occhi e dirgli “ allora,che hai deciso,te levi?” .
Le provi tutte prima di riuscire ad imparare a sopportare lo sguardo di disapprovazione,imbarazzo e vergogna degli altri passeggeri intorno a te.e a fregartene.
Le provi tutte prima di riuscire a capire che gli occhi bassi delle altre donne,quegli sguardi un po’ accusatori imbarazzati e sfuggenti, non ti devono ferire.
Che Loro, non hanno ancora trovato la voce.
Ma forse la prossima volta,si ricorderanno di te.Del porco che scende di corsa dal bus , magari lanciandoti un “troia” ma scende LUI stavolta,non tu.
Forse la prossima volta tireranno fuori la voce.

P.S
80 % delle donne che aggredite ,gridano,corrono.scappano,si difendono, riescono a salvarsi.
Ridurci al silenzio,è l’arma piu’ affilata che hanno.

4 commenti:

  1. Io me lo ricordo benissimo quel vecchio porco che al paese mi abbracciò stretta, mi mise una mano sul culo e strusciandosi mi disse "ci vediamo alla baracchetta?".
    Avevo 8 anni, lui almeno 70 e puzzava di letame e aveva la barba che pungeva.
    Mi ricordo di essermi divincolata e di essere corsa via, senza dire niente.
    Mi ricordo mia madre e le mie zie, che avevano capito che c'era qualcosa che non andava e che quando hanno saputo mi hanno detto di non dirlo a papà e agli zii, che lo avrebbero ammazzato, che ci avrebbero pensato loro.
    E mi ricordo zia A., che incontrandolo sulla strada per la fonte gli andò proprio in faccia col dito puntato: tu guardala soltanto, salutala un'altra volta e io ti ammazzo.
    Mi ricordo quello che mi hanno detto: sempre, sempre, sempre devi parlare. Non tenerti mai dentro una cosa così. Picchia, urla, scalcia, ma mai, mai stare zitta.
    E mi ricordo anche che quel vecchio porco la domenica dopo portava la statua della Madonna in processione.
    E mi ricordo me adolescente, lui che mi saluta e io che rispondo "zitto, mi fai schifo. Tu riprovaci..."

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    1. Io pure mi ricordo il "mio vecchio". Solo pensare che è morto, mi fa stare meglio.

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  2. http://lunanuvola.wordpress.com/2012/09/16/leggi-le-mie-labbra/

    I molestatori si nutrono della convinzione che l’ambiente circostante li legittimi e li approvi: quando questa loro idea viene sfidata cominciano a non sentirsi più tanto sicuri di quel che fanno.

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    1. Vero.Il punto è che spesso l'ambiente circostante finge di non vederli,e in sostanza li legittima.

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