venerdì 10 agosto 2012

Aspetto l'onda giusta, poi torno.


Io a 3 anni ho rischiato di affogare.
Sono nata alla fine di aprile, ed ho imparato a camminare e nuotare circa un anno dopo , piu' o meno nello stesso momento.Comunque nello stesso posto.
Uno stabilimento balneare di Santa Severa.Ci ho passato 5 mesi l'anno per quasi tutta la mia infanzia e adolescenza.
Soffrivo di asma e di bronchite cronica da piccolina , e il medico aveva detto che avevo bisogno di iodio.
Mia nonna l'aveva preso come un impegno personale , quindi io il 1 maggio lasciavo Roma e mi trasferivo al mare,tanto l'ultimo mese a scuola non si fa mai nulla.
Quindi è nel mare di scoglio di Santa severa che ho imparato a nuotare. Oddio, a sentire i miei, in realtà sembra che io non abbia mai smesso.Come se non fossi mai uscita veramente dall'acqua,e mi fossi semplicemente trasferita dal ventre di mia madre alla riva del mare.
Arrivavo in spiaggia prestissimo al mattino, e andavo via tardi la sera. Non tornavo a casa neanche per pranzo.
I miei compagni di scorribande, ora che ci penso 3 maschi, erano dei bimbi sfortunatissimi.
Potevano fare al massimo due bagni al giorno.
Il motivo era un algoritmo complicatissimo per cui se mangiavano a colazione il latte e i biscotti, poi per 3 ore e mezza non potevano toccare l'acqua. Il rischio era una congestione e una morte istantanea. Io per fortuna colazione non la facevo a casa ma al bar, prendevo latte macchiato e ciambella fritta, ma poi il bagno me lo potevo fare subito....bastava entrare piano e bagnarsi un po' prima la pancia.
Sempre loro, gli sfortunatissimi, avevano le mamme che li aspettavano a riva con l'asciugamano o addirittura l'accappatoio in mano. Li chiamavano dopo un po' che erano in acqua, perché "senno' prendevano freddo". O almeno cosi' dicevano. Io non ho mai sentito freddo al mare , in acqua. Al massimo fresco. Ma d'estate il fresco è quello che cerchi, o no?
Comunque i poveretti, Alessandro, Daniele e un terzo piu' piccolo che non mi ricordo come si chiamasse, potevano fare solo 2 bagni al giorno e non di piu', e sti bagni dovevano durare pure poco, pochissimo. Una pena.
Io no. Nonna non solo era convinta che lo iodio facesse bene all'asma e ai bronchi, ma era certa che il sole rinforzasse le ossa,la sabbia affinasse la pelle, e il sale disinfettasse le ferite e pulisse gli occhi.
Quindi io non facevo 2 bagni come i miei compagni di gioco, ma non ne facevo neanche molti a dire la verità. Ubaldo, il bagnino, diceva che io facevo un solo bagno al giorno : dalle 8 di mattina alle 8 di sera.
Voi l'avete mai vista Santa Severa ? Ha delle piccole baie delimitate da muri di scogli.
Io potevo stare in acqua quanto volevo, ma dovevo rimanere dentro la linea degli scogli. Fuori c'era " il largo".
Non ci si poteva andare " a largo". Non da sole comunque. Per via delle correnti.
La corrente è una cosa strana, è come se il mare avesse le braccia, quindi quando la corrente ti abbraccia e ti prende, tu non puoi piu' fare nulla.
Ti porta dove vuole lei. Probabilmente ancora piu' "a largo". E poi muori. A 3 anni non mi era chiarissimo come sarei morta.Ma era certo.La corrente prima ti porta "a largo" e poi ti uccide.
"il Largo" quindi, lo potevo guardare dagli scogli,e mi ci potevo bagnare solo accompagnata, tuffandomi dagli scogli ,appunto, o dalla barca di mio padre o qualche amico suo. A largo i piccoli il bagno se lo possono fare solo con gli adulti.

Non ce la potevo fare.


Non capivo. Io galleggiavo. Galleggiavo bene. E nuotavo. Potevo andare dove volevo copiando i movimenti di nonno, prima un braccio e poi l'altro.Battendo i piedi e immaginandomi che fossero il motore del motoscafo di papà.
Perché non potevo andare " a largo" ? Perché muori.....si ma come? Perché?
Non mi sono fidata.Io ai grandi non gli ho creduto.Non per niente ma di cazzate ne dicevano. Magari era una di quelle pure sta storia della corrente.
Quindi ho nuotato. Ho nuotato fino alla linea degli scogli,e l'ho superata, appena un paio di metri.
Onde piu' grandi la dietro. Ma strane, senza schiuma e riccioli, solo gonfie. Ma i piedi liberi di sguazzare !Vado anche sotto, e non tocco il fondo.
L'ho fatto.Sto a largo, da sola. Nonno sta in piedi, mi guarda dalla riva. Mi guarda proprio tanto. Devo tornare, ora subito.Brutto quando nonno guarda.Bruttissimo.
Comincio a nuotare un po', rientro di quel paio di metri verso gli scogli, ma la corrente è forte e io sono piccola, faccio fatica.
Mi sforzo, lo sguardo di mio nonno mi spaventa e la paura mi da energia.Un altro po', adesso se vado sotto un po', tocco il fondo.
Provo a nuotare ancora, ma non mi muovo piu'.Mi sembra di spingere spingere ma resto sempre ferma allo stesso punto.
Saranno le braccia del mare che mi tengono. Io sono stanca. Non mi va piu' di nuotare.
Scendo sotto, tocco con i piedi il fondo e torno su, respiro,scendo sotto tocco con i piedi il fondo e torno su,respiro, ancora sotto,su respiro,sotto.su.
Non lo so quanto ho fatto su e giu' prima che mio nonno si lanciasse in acqua e con tre bracciate mi raggiungesse.
Quando sono tornata a riva non avevo bevuto neanche un sorso,e mentre mia nonna mi sgridava arrabbiatissima, io fra me e me pensavo che non era vero non stavo affogando. Quelli che affogano sono quelli che bevono e io la bocca l'avevo tenuta chiusa.
E non stavo neanche morendo. Io stavo solo aspettando di trovare la forza per tornare a riva.
Quella volta lì non ce l'avevo avuta ,ma la prossima pero',ero certa che si!

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